Processi comunicativi pubblici e forme dell’odio discorsivo
Un dialogo interdisciplinare per nuove sintesi teoriche

Le discipline filosofiche si sono interrogate in diversi momenti della loro storia e con diversi approcci metodologici sulle categorie concettuali di odio e violenza, in molte occasioni lo hanno fatto a partire dalle istanze che la contemporaneità di volta in volta ha posto.
Una delle declinazioni più attuali di questo filone di ricerca vede impegnate le discipline filosofico-linguistiche nel misurarsi con l’odio discorsivo e la violenza verbale.
La necessità di guardare a questi fenomeni con occhio e metodologia scientifica è emersa a causa della rilevanza che queste dinamiche discorsive hanno assunto nel mondo contemporaneo. Di fatto i discorsi d’odio sembrano essere diventati un vero e proprio fenomeno sociale in grado di mettere in crisi la dialettica pubblica e, di conseguenza, la vita democratica di un intero Paese: discorsi razzisti, denigratori, intolleranti che fino a poco tempo fa sarebbero stati stigmatizzati pubblicamente, vengono oggi socialmente accettati e trovano una diffusione che non si fatica a definire virale.
Una dinamica discorsiva che si manifesta in tutta la sua forza quando anche le Istituzioni che dovrebbero garantire una dialettica pubblica sana diventano, al contrario, esse stesse fonte di regimi discorsivi d’odio.
Con il convegno dal titolo “I processi comunicativi pubblici e le forme dell’odio discorsivo” vogliamo fare un bilancio degli studi italiani e internazionali sull’odio discorsivo, partendo dai problemi di definizione filosofico-linguistica del fenomeno e ripercorrendo gli approcci teorici e l’evoluzione del quadro metodologico con cui è stato studiato.
Desideriamo sviluppare alcuni settori della ricerca empirica che sono di particolare attualità e tornano a interrogare la teoria, a partire dal rinnovato rapporto del discorso d’odio con la propaganda di guerra. La costruzione del nemico è un processo connaturato alle guerre di ieri come a quelle di oggi e un tema di ricerca rilavante è se nel XXI secolo la propaganda di guerra ripeta o modifichi i meccanismi dell’odio discorsivo già sperimentati in passato.
Riteniamo necessario approfondire le attuali caratterizzazioni dei discorsi d’odio in un contesto geopolitico contraddistinto da conflitti armati frammentati e su scala locale, ma che chiamano in causa interessi politici ed economici globali e quindi generano flussi discorsivi internazionali.